28/06/2022

Il fisioterapista in una squadra di calcio: l’intervista ad Edoardo Russo e Stefano Simonelli

Edoardo e Stefano sono fisioterapisti nella sede Azimut di Biella e, parallelamente, seguono l’Associazione Sportiva Dilettantistica Biellese 1902, squadra di calcio impegnata nel campionato d’eccellenza.

Ciao Edoardo, ciao Stefano, quanto siete presenti durante gli allenamenti e le partite?

Seguiamo la squadra settimanalmente, sia negli allenamenti - di solito due - sia nella partita della domenica, in casa o in trasferta. Monitoriamo gli atleti e rimaniamo a completa disposizione durante tutta la durata della pratica sportiva.

Quando potete intervenire?

Interveniamo direttamente sul campo di gioco e ci occupiamo principalmente della gestione della fase acuta di un infortunio, rispettando le nostre competenze e indirizzando l’atleta verso il miglior percorso di cura.
Avendo poi a disposizione una diagnosi, accompagniamo l’infortunato durante la riabilitazione e il ritorno all’attività sportiva.

Quali sono le problematiche che trattate più di frequente nella pratica clinica?

Il calciatore è esposto a numerosi rischi durante la pratica sportiva: sicuramente i distretti più coinvolti riguardano l’arto inferiore, con frequenti distorsioni di caviglia e ginocchio e conseguenze più o meno gravi a secondo dell’infortunio stesso. Non mancano anche traumi contusivi, essendo il calcio uno sport da contatto.
Inoltre, la fase di calcio richiede un’importante elasticità dei distretti muscolo-tendinei che spesso possono subire lesioni.

Casistiche molto rare, ma purtroppo presenti nella storia del calcio, riguardano le concussioni cerebrali, problematiche che richiedono un intervento repentino ed una valutazione meticolosa della sintomatologia: si può trattare di un’urgenza sanitaria che richiede l’intervento medico immediato.

Quali strumenti utilizzate per gestire l’infortunio?

Ciò che non può prescindere da un fisioterapista è l’utilizzo di una corretta e accurata valutazione, accompagnata dal ragionamento clinico.
Utilizziamo tutti i mezzi disponibili per la riabilitazione tenendo in considerazione, tra le altre cose, le caratteristiche fisiche del calciatore e l’entità dell’infortunio.

Nelle prime 72 ore solitamente si utilizzano strumenti come bendaggi funzionali elasto-compressivi, crioterapia ed educazione del paziente al fine di minimizzare gli effetti post-infortunio (gonfiore, edema, impotenza funzionale, dolore).
Successivamente vengono individuati strumenti che possono variare a seconda del contesto e del setting riabilitativo: macchinari, elastici, pesi in palestra, conetti, ostacoli, esercizi specifici in campo utilizzando il pallone.
Nella fase finale del percorso riabilitativo, la gestione avviene in equipe con il preparatore atletico per lavorare sulla riatletizzazione e sul ritorno in campo.

È quindi fondamentale sapersi interfacciare con figure diverse che collaborano per il perseguimento di un unico obiettivo finale, ossia il recupero prestazionale e funzionale dell’atleta, nel rispetto delle tempistiche biologiche di guarigione del determinato distretto anatomico che ha subito l’infortunio.