15/04/2024

Doppia intervista a Chiara Minetto e Moreno Brustia sul corso di formazione dedicato alle neuroscienze del dolore

I fisioterapisti Chiara Minetto e Moreno Brustia, a marzo 2024, hanno partecipato ad un corso incentrato sulle Neuroscienze, applicate in particolar modo al campo del dolore cronico. Il corso “Tradurre le neuroscienze in pratica clinica: valutazione e gestione della persona con dolore persistente” è stato tenuto dal collega Andrea Polli: fisioterapista, terapista manuale OMT, ricercatore con dottorato presso l’Università di Vrije di Bruxelles. 

In questa doppia intervista ci raccontano qualcosa di più sul corso di formazione e sulle evidenze apprese. 

Ciao Chiara, ciao Moreno, grazie per il vostro tempo. Intanto, ci potete dire qual era il tema principale?

Chiara - Durante il corso abbiamo avuto modo di applicare le ultime evidenze scientifiche per gestione del dolore cronico nella pratica clinica, implementare la valutazione biopsicosociale nei pazienti con dolore cronico ed elaborare programmi di terapia efficaci per ridurre il dolore in questi soggetti.

Che cosa sono le neuroscienze e come si applicano in campo riabilitativo? 

Moreno - Le neuroscienze si occupano di studiare il sistema nervoso umano, il suo funzionamento e le sue caratteristiche.

In ambito riabilitativo si è sviluppata la cosiddetta PNE (Pain Neuroscience Education), ovvero un metodo di trattamento la cui componente principale è quella di educare il paziente affetto da dolore cronico in modo da far comprendere la neurofisiologia del dolore, riconcettualizzare il dolore stesso e modificare le credenze del paziente rispetto alla correlazione erronea che comunemente viene fatta tra dolore e danno.

È infatti sempre più importante concepire il dolore non come storicamente veniva fatto, ovvero secondo il modello biomedico in cui al dolore doveva necessariamente corrispondere un danno. Il dolore è molto più complesso, può essere definito come “un’esperienza emozionale e sensoriale spiacevole associata a un danno tissutale acuto o potenziale, o descritto in tali termini”, come riportato dall’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore (IASP - International Association for the Study of Pain).

Limitarsi dunque all’associazione danno-dolore è erroneo. Da qui nasce la necessità di gestire i pazienti affetti da dolore cronico in modo diverso, secondo una più complessa e solida base scientifica e un più strutturato programma riabilitativo.

Come funziona e in cosa consiste la PNE, la Pain Neuroscience Education?

Chiara - Dopo una corretta diagnosi medica, un’approfondita raccolta anamnestica e un accurato esame clinico, la somministrazione della PNE avviene principalmente in forma individuale o di gruppo. Ci si avvale solitamente di colloqui orali, opuscoli informativi, monitoraggi programmati.

I professionisti predispongono dei programmi di esercizi da svolgere a casa e, con sedute programmate, monitorano i progressi e in modo particolare l’apprendimento dei nuovi concetti appresi durante il colloquio orale.

Dopo questo corso di formazione, cosa vi sentite di aggiungere in merito al vostro percorso di crescita professionale?

Chiara - Il corso ci ha dato molti nuovi strumenti per la gestione dei pazienti affetti da dolore persistente che spesso ci troviamo a trattare. Pazienti che sono già andati incontro a numerosi fallimenti terapeutici e che spesso non sanno a chi affidarsi e come agire per poter risolvere il grave problema che li affligge. 

Moreno - Concordo su tutto. Ci teniamo a ringraziare il docente Andrea Polli per la capacità di trasmetterci queste importanti conoscenze e insegnarci nuovi e innovativi metodi per una migliore pratica clinica