La rottura del tendine d’Achille è molto comune tra gli atleti ricreazionali in età adulta e tra i professionisti, anche se in questi ultimi con incidenza minore. Alcuni grandi atleti che, negli ultimi anni, hanno riportato questo infortunio sono Leonardo Spinazzola, Javier Zanetti, David Beckham e Kobe Bryant, solo per citare qualche esempio.
Ne parliamo con Federico Sonnati, fisioterapista Azimut nella sede di Biella.
Solitamente negli atleti professionisti la causa è la degenerazione dovuta a grandi carichi di lavoro prolungati negli anni; spesso è sufficiente un movimento improvviso e talvolta banale a far cedere la struttura.
Negli atleti amatoriali, invece, il tendine non è sufficientemente allenato e può rompersi a causa di una stimolazione eccessiva in breve tempo, come la singola partita dopo un lungo periodo di inattività.
Nella maggior parte dei casi questo trauma non dà preavviso, anche perché - per struttura - il tendine d’Achille è poco innervato al suo interno, quindi la degenerazione si manifesta solo al momento della rottura completa.
Della lesione del tendine, che può causare anche impossibilità a camminare, se ne occupa l’ortopedico. Dopo aver valutato la situazione generale, lo stato di salute del paziente e il tipo di lesione definisce se proseguire con una riparazione chirurgica o con la tutorizzazione. In entrambi i casi, in collaborazione con il chirurgo e l’equipe sanitaria, definisce il programma riabilitativo.
È una delle parti fondamentali per il recupero, anche dopo che è stato effettuato l’intervento chirurgico. Solitamente il protocollo standard prevede un periodo di immobilità e l’utilizzo di tutori specifici, a cui seguono circa 3 mesi di fisioterapia che comprendono:
• cammino protetto con stampelle per favorire la guarigione tissutale (per le prime 6 settimane circa)
• terapia manuale
• esercizio terapeutico
• terapie fisiche
• idrokinesiterapia
Successivamente sono previsti altri 3 mesi di rinforzo mirato per poter garantire un approccio sicuro allo sport. Dal settimo mese in poi l’atleta può ricominciare a praticare l’attività sportiva, affiancando agli allenamenti una parte di lavoro specifico per la zona operata.
Statisticamente il ritorno allo sport dipende dal tipo di attività sportiva. Nella pallacanestro, ad esempio, alcuni atleti professionisti non sono più tornati all’attività di livello pre-infortunio; nel calcio, invece, solitamente la quasi totalità degli sportivi rientra in campo dopo 7-8 mesi. Tuttavia, studiando i minutaggi e le prestazioni, in ogni sport si è visto che - dopo 1 anno - difficilmente il recupero è del 100% e solitamente la piena funzionalità di tendine e muscolo si può raggiungere, ma in un periodo che va da 1 a 2 anni dopo l’infortunio.