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Parliamo di stretching: è realmente utile?

Lo stretching è uno degli argomenti maggiormente discussi nel mondo della fisioterapia e del fitness. Alcuni parlano di stretching statico, altri di stretching dinamico, qualcuno lo consiglia pre- attività sportiva, mentre altri solo dopo. In questo articolo proviamo a fare chiarezza.

In cosa consiste?

Lo stretching è un insieme di movimenti che solitamente vengono proposti prima di svolgere l’allenamento e/o come defaticamento in seguito all’attività sportiva. Fondamentalmente gli esercizi proposti hanno come obiettivo:

  • l’allungamento muscolare
  • l’allungamento fasciale
  • la mobilizzazione articolare per migliorare la mobilità stessa e aumentare la flessibilità del distretto corporeo.

Spesso viene chiesto a chi esegue lo stretching il raggiungimento della sensazione di tensione - “devi sentire tirare il muscolo” - in modo da allungare bene tutte le strutture neuro-muscolo- scheletriche interessate.

Cosa prevedono i vari tipi di stretching?

I principali tipi di stretching sono:

  1. Statico
    È il più conosciuto e prevede il mantenimento della posizione di massimo allungamento possibile per un tempo variabile di 30-60 secondi per 3-4 serie.
  2. Dinamico
    Prevede l’esecuzione di movimenti attivi che vadano ad allungare e accorciare il distretto articolare in modo graduale, fino alla massima ampiezza articolare.
  3. PNF
    È una tecnica di stretching che si esegue seguendo 3 fasi: si porta il muscolo in allungamento massimale, si mantiene la posizione e infine si rilassa nuovamente il muscolo cercando un incremento dell’allungamento massimale precedentemente raggiunto.

È vero che fare stretching riduce il rischio di infortuni? Ci sono delle evidenze scientifiche in merito?

Diversamente da quello che si può pensare, la risposta è no. Non ci sono studi che dimostrino come lo stretching abbia un impatto nella riduzione del rischio di infortuni muscolo-scheletrico. Inoltre, non esistendo un modo univoco per effettuare lo stretching, non sono presenti studi che provano in modo chiaro la maggiore efficacia di un tipo di movimenti piuttosto ad un altro.

Quindi non bisogna fare stretching?

Anche qui la risposta è no. Lo stretching è utile e va fatto per:

  • mantenere una buona mobilità articolare
  • ridurre rigidità e dolori
  • limitare la percezione di fatica post-attività
  • rilassare il corpo e la mente dopo l’attività intensa.

Lo stretching statico è maggiormente consigliabile dopo l’allenamento o nei giorni in cui non ci si allena. Lo stretching dinamico invece, può essere utile in fase di riscaldamento pre-attività, svolgendo gesti specifici in base allo sport che si svolge e ai movimenti che si andranno a effettuare, in modo da preparare muscoli e articolazioni ai movimenti che si andranno a fare. Ad esempio per ridurre la sintomatologia dolora in caso di epicondilite laterale

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Giornata di formazione in Azimut Riabilitazione con il fisioterapista Ben Cormack

A maggio 2023 abbiamo ospitato Ben Cormack a Biella in occasione di una giornata formativa dedicata al team di Azimut Riabilitazione. Milco Zanazzo, coordinatore e socio fondatore del Centro, ci parla dell’esperienza, dei temi trattati e dell’importanza della formazione costante. 

Buongiorno Milco, ci puoi parlare di Ben Cormack?

È un terapista londinese specializzato in riabilitazione muscolo-scheletrica, estremamente qualificato in terapia sportiva ed esercizio fisico grazie a studi costanti, specialmente sul dolore e sulla stretta correlazione con il movimento. Poco più di 10 anni fa ha fondato Cor-Kinetic, una realtà che fornisce risorse educative ai professionisti del settore sanitario e riabilitativo, utilizzando un approccio moderno e un focus centrato sul paziente. 
Ma noi abbiamo trovato più di questo: Ben Cormack è un professionista molto preparato ed estremamente comunicativo che unisce la conoscenza teorica approfondita di ogni nuovo studio pubblicato in letteratura scientifica a una geniale applicazione nella pratica quotidiana.

Quali argomenti sono stati trattati durante la giornata formativa?

Abbiamo parlato di assessment e di valutazione del paziente, con particolare riferimento al low back pain (mal di schiena), un disturbo muscolo-scheletrico molto frequente e talvolta discusso in ambito scientifico. Essendo Ben un grande esperto in materia, molto attivo anche nella parte di ricerca, abbiamo potuto approfondire molti aspetti, tra cui la lombalgia aspecifica. Trattandosi di una condizione in cui il mal di schiena non è attribuibile a un’unica e/o specifica causa, è innanzitutto fondamentale l’attenta valutazione diagnostica che escluda patologie peggiori, seppur rare. Il terapista è così in grado di valutare la sintomatologia dolorosa e, di conseguenza, trattare gli impairment funzionali del paziente secondo la strategia di approccio biopsicosociale.

In generale credo che l’incontro sia stato per tutti estremamente formativo, permettendoci di implementare le nostre conoscenze e imparare metodi nuovi e aggiornati per il trattamento del low back pain in linea con l’approccio di Azimut che vede il paziente al centro del progetto riabilitativo

Quanto è importante il confronto con i colleghi che provengono da realtà diverse?

È fondamentale! Non dobbiamo isolarci ma continuare ad aggiornarci perché, specialmente nel nostro settore, è utile per supportare al meglio i pazienti che si affidano a noi. 
Inoltre, credo che ai giovani servano ispirazioni e spunti, mentre ai più esperti può essere utile porsi dei dubbi e ascoltare punti di vista nuovi e diversi. A livello culturale poi, potersi confrontare con colleghi stranieri è un’inestimabile fortuna per la crescita professionale di tutto il team. 

Ci sono in programma altri eventi di formazione?

Sì, certamente, in Azimut crediamo nella formazione e la supportiamo attivamente. L’incontro con Ben Cormack si è inserito in un percorso iniziato già a gennaio quando abbiamo avuto il piacere di ospitare Andrea Foglia, bravissimo collega di Civitanova Marche esperto in riabilitazione applicata allo sport e ai disordini neuro-muscolo-scheletrici, con cui abbiamo approfondito anche la parte di ragionamento clinico. I prossimi appuntamenti riprenderanno dopo la pausa estiva, mentre nel frattempo continuiamo a tenere i nostri Journal Club interni, ossia incontri tra terapisti Azimut in cui vengono esaminati recenti articoli della letteratura scientifica. 

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L’analisi biomeccanica della corsa a supporto dei runner

L’analisi specifica della corsa - anche conosciuta come run analysis - è un esame specifico che consiste nello studio e nell’analisi dei parametri più importanti della corsa: tra cui cadenza e tempo di appoggio del piede, lunghezza del passo, carico sugli arti, tempo di volo. 
Grazie a tecnologie avanzate e al team di fisioterapisti Azimut che conduce il test ed esamina i dati, atleti amatoriali e professionisti possono ricevere una valutazione specifica per monitorare e migliorare le performance nella corsa.

L’innovativa tecnologia OPTOGAIT

OPTOGAIT è un sistema per l’analisi della corsa e della camminata che utilizza un approccio oggettivo badandosi sul rilevamento ottico. Si compone delle seguenti strumentazioni: 

  • due barre a led che permettono la misurazione dei parametri con una precisione di 1/1000 di secondo
  • due telecamere ad alta definizione sincronizzate perfettamente con gli eventi rilevati, garantendo una verifica incrociata tra i dati forniti delle barre e le immagini prodotte 
  • un software avanzato per l’analisi e la raccolta dei dati

Tutto il materiale viene poi salvato in un database che permetterà d analizzare i dati raccolti anche in un secondo momento, ad esempio in caso di confronto tra i var test effettuati a distanza di tempo. 

Come si svolge l’analisi della corsa

Il test si svolge su un tapis roulant su cui è montato OPTOGAIT e su cui sono puntate le telecamere. 

Si inizia con una corsa preparativa di 3-4 minuti per prendere confidenza con il sistema e trovare la velocità di corsa consona per effettuare il test. Il test effettivo dura 6 minuti e consiste in una corsa a ritmo medio, durante la quale l’atleta viene monitorato costantemente dal software e dalle telecamere montate sui due lati. 

Al termine dell’esame, i risultati vengono stampati e consegnati all’atleta insieme al video della corsa. Successivamente ci si dedica alla consulenza privata con un fisioterapista specializzato che analizza i dati raccolti e fornisce valutazioni su eventuali problematiche che insorgono durante la corsa o su correzioni da impostare per diminuire il rischio di infortuni

Risultati più completi con il test VAMEVAL 

La VAM è la velocità aerobica massima alla quale il soggetto raggiunge il suo massimo consumo di ossigeno. Questo test è molto utile per stilare un programma di allenamento alla corsa efficace e completamente personalizzato: rispetto all’utilizzo della frequenza cardiaca, infatti, risulta più utile e preciso. 

In questa rilevazione si corre sul tapis roulant con una velocità incrementata periodicamente fino al massimo delle proprie potenzialità. Monitorando e analizzando questo dato è possibile creare una tabella con le soglie di intensità raggiungibili sulle più comuni distanze - 100 m, 200 m, 500 m, 10 km, 20 km etc. - al fine di svolgere un allenamento più consapevole e andando ad integrare l’analisi della corsa precedente. 

Quando è utile la run analysis

Sono numerosi i casi in cui l’analisi della corsa e il test VAMEVAL sono utili: 

  • per chi desidera approcciarsi al mondo del running in modo corretto evitando infortuni
  • post-infortunio in attività sportive che prevedono la corsa, di modo da avere una quantificazione oggettiva delle possibili differenze tra gli arti inferiori secondo i principali parametri della corsa
  • per i runner amatori e professionisti che vogliono migliorare le proprie performance riducendo il rischio di infortuni 

L’analisi della corsa è monitorata da professionisti

In Azimut Riabilitazione i testi sono effettuati e valutati da personale specializzato nella gestione e prevenzione degli infortuni, nonché nella valutazione biomeccanica della corsa. 

Per maggiori informazioni contatta la segreteria Azimut al numero 015 27098

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Azimut Riabilitazione conclude l’esperienza in Casa di Cura Privata del Policlinico

Ventitré anni dopo l’inaugurazione del Centro di Riabilitazione presso la Casa di Cura Privata del Policlinico in via Caprera 3 a Milano, Azimut Riabilitazione termina la propria collaborazione con la struttura sanitaria milanese.

Questo percorso ha visto protagonisti migliaia di pazienti, decine di professionisti sanitari e la Casa di Cura, alla quale Azimut ha fornito in questi anni un servizio altamente specializzato nel campo riabilitativo.

In particolare, con il proprio team, in uno spazio organizzato e attrezzato per rispondere al meglio alle esigenze dei pazienti, Azimut si è occupata per la Casa di Cura di attività legate al recupero e alla riabilitazione funzionale, utilizzando metodi scientificamente validati e differenziati a seconda delle specifiche necessità terapeutiche.

Ringraziamo tutti coloro che in questo percorso hanno usufruito dei servizi riabilitativi di Azimut: siete stati per noi fonte di ispirazione nella ricerca continua dell’eccellenza e di grande arricchimento umano e professionale.

Un ringraziamento speciale va a tutto lo staff che, negli anni, ha collaborato con Azimut in Milano mettendo a disposizione professionalità e passione per una mission comune: unire le competenze per la salute dei pazienti.

Giunti al trentatreesimo anno dalla fondazione di Azimut Biella, iniziamo il 2023 con rinnovate energie e nuovi progetti nell'ambito della riabilitazione funzionale di eccellenza, sempre coerenti con la nostra filosofia che mette il benessere del paziente al centro di ogni nostro sforzo.

Per maggiori informazioni contattaci presso la nostra sede di Biella.
015 27098
azimut.biella@riabilitazione.com

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Basofobia, un rischio per le persone anziane

Un anziano su tre manifesta i sintomi della basofobia, una condizione psicologica caratterizzata dalla paura di cadere durante il cammino, pur in assenza di deficit neurologici. Ne parliamo con il nostro fisioterapista Luca Zamprotta.

Timore di cadere

Ad alimentare la paura nelle persone anziane intervengono fattori fisici, quali il fisiologico decadimento dei riflessi, del tono muscolare e delle reazioni posturali. Spesso infatti, coloro che iniziano a soffrire di basofobia hanno già esperienza di cadute o hanno riportato un trauma importante. 

Come si manifesta la basofobia?

La presentazione clinica è caratterizzata da una sensazione di forte paura nel momento della statica eretta. Il paziente, non appena assume la posizione di carico sugli arti inferiori, è colto dall’istinto di aggrapparsi ad oggetti o persone che gli sono intorno. Si trova con i muscoli delle gambe irrigiditi e in un’apparente difficoltà a camminare. La paura contribuisce a mettere in ulteriore pericolo il soggetto, a causa della perdita di lucidità durante il cammino. 

Quali sono le complicanze, per un anziano, in caso di caduta?

Le complicanze immediate possono essere traumi cranici o fratture agli arti; a lungo termine potrebbero verificarsi disabilità residua, ulteriore paura di cadere, isolamento sociale, ricovero in case di riposo.

Come si approccia il paziente?

A livello fisioterapico si valutano diversi aspetti: 

  • la forza muscolare, l’equilibrio e il cammino
  • il rischio osteoporotico
  • la situazione neurologica e lo stato cognitivo 
  • il rischio domestico 
  • le capacità funzionali

Inoltre, si tengono in considerazione anche i farmaci assunti ed eventuali cadute già avvenute in passato. 

In cosa consiste il trattamento?

Dopo aver completato il quadro clinico, si programma un intervento di riabilitazione individuale che può comprendere:

  • idrokinesiterapia per garantire un allenamento terapeutico sicuro 
  • programma di rinforzo dei principali gruppi muscolari, da svolgere con cadenza settimanale concordata tra medico fisiatra, fisioterapista e paziente in base alle esigenze e necessità del paziente stesso
  • esercizi di equilibrio a corpo libero ed esercizi aerobici per aumentare la propriocezione e la capacità cardiovascolare
  • prescrizione di eventuali ausili di supporto ed educazione al corretto utilizzo come stampelle, deambulatori, bastoni
  • approccio cognitivo-comportamentale per aiutare il paziente ad essere più sicuro di sé
  • eventuale valutazione dell'ambiente casalingo del paziente per trovare strategie atte a ridurre il rischio di caduta causato da fattori esterni come tappeti, scalini e altre barriere architettoniche. 

I benefici derivanti dall’attività fisica vengono rapidamente persi con l’inattività: è quindi opportuno evitare il più possibile la sedentarietà

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Sindrome del tunnel cubitale: riabilitazione o intervento chirurgico?

La sindrome del tunnel cubitale è una delle più comuni neuropatie “da intrappolamento”, seconda solo alla sindrome del tunnel carpale. Approfondiamo l’argomento con Moreno Brustia, fisioterapista Azimut nella sede di Biella. 

Ciao Moreno, quali sono le cause più frequenti? 

Questa condizione può essere causata da numerosi fattori, tra cui: 

  • irritazione cronica del nervo ulnare situato nel gomito
  • iperpressione nel sito di passaggio o trazione del nervo 
  • ipertrofia dei muscoli circostanti
  • modificazioni strutturali dell’articolazione

Alla base di questi fattori ci possono essere traumi - diretti o indiretti - e condizioni congenite, come ad esempio la deformità in valgo del gomito. Possono influire anche atteggiamenti posturali in flessione e movimenti ripetitivi che sollecitano eccessivamente il gomito e creano stress in valgo, come spesso accade agli atleti lanciatori. 

Sintomi e diagnosi della sindrome del tunnel cubitale, cosa puoi dirci?

I sintomi tipici di questa patologia includono: 

  • dolore alla faccia interna del gomito e/o dell’avambraccio 
  • formicolio e intorpidimento al IV e V dito della mano 
  • perdita di forza ai muscoli della mano innervati dall’ulnare 
  • possibili deformità posturali ad artiglio del IV e V dito della mano 

Dopo un’attenta e accurata diagnosi da parte del medico fisiatra, e in base alla gravità della condizione riscontrata, si può optare o per un trattamento conservativo o per un trattamento chirurgico. 

Quando è consigliato il trattamento conservativo e in cosa consiste il Progetto Riabilitativo?

È l’ideale in caso di irritazione nervosa acuta, ha un alto tasso di successo nella gestione di questa problematica ed è consigliato per un periodo di almeno 3 mesi
Nel Programma Riabilitativo vengono definite le modalità e le terapie consigliate:

  • periodo di immobilizzazione con tutore (di solito di 4-6 settimane)
  • modifica delle attività dannose in seguito ad una appropriata valutazione 
  • terapie farmacologiche antinfiammatorie 
  • mobilizzazioni articolari 
  • mobilizzazioni neurodinamiche 
  • elettroterapia (ultrasuoni) ed esercizio terapeutico

Uno dei punti fondamentali del progetto riabilitativo prevede la rieducazione al corretto utilizzo dell’arto colpito e la progressiva modificazione delle attività che possono aver provocato o acuito le problematiche. Il terapista si occupa di valutare la postura e i movimenti errati che vengono svolti nelle abituali attività quotidiane, rieducando quindi il paziente ad un corretto comportamento. Si affiancano, inoltre, il rinforzo muscolare e gli esercizi di recupero dell’articolarità. 

In quali condizioni si sceglie la chirurgia? 

Nel caso in cui il trattamento conservativo non apporti miglioramenti o qualora il grado di compressione sia troppo elevato, si consiglia al paziente una gestione di tipo chirurgica. 

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Osteopatia pediatrica: quando può essere utile per il tuo bambino

L’osteopatia pediatrica è una branca dell’osteopatia che si occupa di trattare i bambini sin dai primi giorni di vita, sia per prevenire o risolvere disturbi sia per accompagnarli durante lo sviluppo motorio e posturale.

Osteopatia e bambini: l’approccio 

L’osteopatia pediatrica - specialmente quella neonatale -  fa uso di tecniche delicate, studiate appositamente per il corpo dei piccoli pazienti, che agiscono sul sistema muscolo-scheletrico e viscerale aiutando il bambino a lavorare nella sua migliore condizione.

Il supporto dell’osteopata pediatrico ai neonati

Anche un neonato può aver bisogno di risolvere alcuni disturbi: infatti durante la permanenza nell’addome della madre e durante il parto, il bebè potrebbe riportare piccoli traumi.

L’osteopata pediatrico può essere di supporto in problematiche frequenti, ad esempio:

  • plagiocefalia posizionale, una deformazione del cranio di varia entità
  • torcicollo miogeno, una condizione che porta il bimbo a tenere il capo ruotato verso un lato e dimostra difficoltà a girarlo dall’altro
  • problemi di suzione, in particolare se la mamma riferisce difficoltà di allattamento, ragadi al seno o altre condizioni similari
  • coliche gassose, anche conosciute come coliche infantili, si manifestano nelle prime settimane di vita e comportano un forte stress per il neonato
  • reflusso gasteoesofageo, caratterizzato dalla risalita del latte dallo stomaco e conseguente rigurgito
  • disturbi del sonno.

Il trattamento osteopatico può essere d’aiuto anche nelle problematiche otorinolaringoiatriche - quali sinusiti, otiti, congestione delle vie aeree superiori - favorendo il drenaggio e riequilibrando lo stato dei tessuti interessati.

L’osteopatia in tutte le fasi dell’infanzia

Nei primi anni di vita e in età scolare, il supporto dell’osteopata pediatrico è molto efficace in caso di discinesie posturali, disfunzioni posturali legate all’appoggio del piede, problemi di occlusione dentale e disfunzioni della sfera oculare. Non solo, può anche aiutare il recupero a seguito di un trauma motorio legato ad attività ricreative e sportive che, se non trattate tempestivamente, possono alterare o condizionare il fisiologico processo di crescita.

Lavorando in sinergia con altri professionisti - ad esempio l’ortopedico pediatrico, l’ortodonzista e il logopedista, solo per citarne alcuni - l’osteopata può influire positivamente sulla condizione generale di salute del bambino.

Quando rivolgersi all’osteopata

L’osteopatia pediatrica può essere considerata una terapia preventiva molto efficace. Una valutazione generale fin dai primi giorni di vita è consigliabile per gestire al meglio lo sviluppo psico-motorio durante la crescita.

Per maggiori informazioni, chiamare il Centro Azimut Riabilitazione al numero 015 27098.

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