07/10/2020

Infortunio muscolare: cos’è, come si classifica e come si cura

L’infortunio muscolare può colpire da poche a molte fibre muscolari, fino all’interruzione totale del muscolo, creando un danno alla struttura della fibra muscolare. Vediamo le cause, i sintomi e l’importanza della fisioterapia per garantire il ritorno alle attività sportive. 

Chi sono i soggetti più predisposti? 

Gli infortuni muscolari sono particolarmente frequenti negli atleti che praticano sport in cui sono previste sollecitazioni improvvise degli arti, come il calcio, la corsa, la pallavolo, il basket e il tennis.
Anche le persone sedentarie possono essere colpite da questo infortunio: svolgendo delle attività che solitamente non fanno - ad esempio spostando carichi pesanti senza l’adeguato allenamento - rischiano di provocarsi stiramenti o strappi muscolari.  

Quali sono i fattori predisponenti? 

Il meccanismo traumatico che provoca un infortunio muscolare è generalmente un’improvvisa e veloce contrazione muscolare.
La stanchezza - al termine di un allenamento o di una gara - e lo scarso riscaldamento possono comportare la comparsa di infortuni muscolari durante la pratica sportiva. 
Nei soggetti sedentari invece, gli infortuni possono avvenire in seguito alla richiesta al fisico di un gesto atletico eccessivo, sia come contrazione sia come allungamento. 
In entrambi i soggetti, un fattore che può creare i presupposti per una lesione è la presenza dei trigger points (punti dolorosi) che lungo la fibra può determinare una minore contrattilità o un allungamento non omogeneo. 

Come si classifica la gravità di un infortunio muscolare? 

Generalmente un infortunio muscolare viene misurato in gradi in base alla quantità di fibre coinvolte e all’estensione del danno riscontrato: 

  1. Infortunio muscolare di primo grado
    La classica sindrome del giorno dopo.
    Al paziente si consiglia di rispettare il periodo di riposo per evitare di incorrere in infortuni più seri: i tempi di recupero sono di circa 3/5 giorni, senza necessità di ulteriori terapie. Eventualmente si potrebbero utilizzare il massaggio decontratturante. 
  2. Infortunio muscolare di secondo grado
    In questo stadio si assiste ad una distrazione muscolare di molte fibre. È necessario approfondire il tipo di infortunio per stabilire la reale entità del danno e determinare i tempi di recupero.
  3. Infortunio muscolare di terzo grado
    Si tratta dello stadio più grave in cui si assiste ad una vera e propria interruzione delle fibre muscolari.
    In questa condizione sono necessari trattamenti specifici e un iter riabilitativo dettagliato al fine di limitare i danni funzionali.

Quali sono i sintomi? 

La sintomatologia dolorosa si manifesta in differenti modi a seconda della gravità dell’infortunio muscolare:

  1. Primo grado
    Si avverte dolore nella zona interessata solo durante la contrazione o nel reclutamento delle fibre muscolari interessate.
  2. Secondo grado
    In questo stadio il dolore è elevato durante la contrazione e tende ad aumentare nei giorni successivi all’infortunio. Spesso può comparire un ematoma e un travaso muscolare.
  3. Terzo grado
    Oltre al dolore, si manifesta impotenza funzionale ed ematomi. Nei muscoli lunghi come il quadricipite o il bicipite brachiale, si possono verificare anche avvallamenti nella sede dello strappo. 

Come viene diagnosticato? 

Quando si sospetta un danno a livello muscolare, è fondamentale indagare la natura del danno, l’estensione, la sede precisa e la quantità delle fibre coinvolte. 
L’esame più utilizzato è certamente l’ecografia: un esame veloce, economico e preciso, utile per ottenere immediatamente un quadro completo dello stato muscolare. Nel caso in cui non fosse sufficiente, si può fare affidamento alla risonanza magnetica, utile per studiare più a fondo il muscolo e avere delle immagini più oggettive. 
Lo scopo di entrambi gli esami è di fotografare la situazione e dare una stadiazione al danno. 

Come si cura?

La cura di una lesione muscolare dipende dalla sede della lesione - ossia il muscolo interessato e la zona del ventre muscolare - e dall’entità del danno (stadiazione). 
Immediatamente dopo la comparsa dei primi fastidi è fondamentale interrompere l’attività sportiva e applicare del ghiaccio sulla zona interessata. Se l’infortunio coinvolge l’arto inferiore, si mette l’arto in scarico per le prime 24-36 ore, per limitare al massimo il danno ematico. 
Il secondo passaggio prevede il bendaggio compressivo e l’elevazione. Successivamente, si procede con un controllo ecografico per valutare l’entità della lesione e determinarne lo stadio. 

Per quanto tempo si deve stare a riposo? 

In caso di una lesione di primo grado, è sufficiente un’interruzione delle attività per circa 2 settimane
Quando la lesione è di secondo grado, lo stop da ogni attività è di almeno 4 settimane e necessita di essere rivalutato con un ulteriore esami ecografici prima di permettere il ritorno alla pratica. 
Se la lesione è terzo grado invece, i tempi sono di almeno 3-6 mesi; in alcuni casi si potrebbe anche valutare l’intervento chirurgico. 

Esistono delle cure naturali? 

Tendenzialmente è sempre necessario un trattamento di natura medico-fisioterapica. Tuttavia, alcune cure naturali potrebbero aiutare la guarigione esclusivamente in caso di lesioni di muscoli superficiali: solitamente si consigliano unguenti a base naturale come la crema all’arnica e il gel di aloe vera. L’applicazione può variare dalle 2 alle 3 volte al giorno, coprendo l’unguento con della pellicola trasparente da cucina per facilitarne l’assorbimento. 

Quali sono le terapie fisiche consigliate e a cosa servono?

La fisioterapia ha lo scopo di velocizzare il processo riparativo, limitare il dolore e ridurre l’infiammazione. Le terapie solitamente più utilizzate sono:

Grazie all’utilizzo delle terapie fisiche, il dolore diminuisce notevolmente già dopo poche sedute. 

Si può intervenire in altri modi sugli infortuni muscolari?

Altrettanto utile è il massaggio decontratturante al fine di ottenere un effetto trofico sul muscolo. In questo modo si favorisce l’ossigenazione e la diminuzione della contrattura muscolare legata al dolore; inoltre, si migliore l’elasticità della cicatrice. Mediante la terapia manuale, il fisioterapista ha il compito di rendere la cicatrice morbida ed elastica - non fibrotica - dal momento che la fase della cicatrizzazione influisce positivamente o negativamente sulla prognosi di lesione. 

Che cos’altro comprende il percorso riabilitativo? 

Oltre alle terapie fisiche e manuali, il paziente deve seguire un programma di rinforzo muscolare progressivo utile per riportare il muscolo nella migliore condizione possibile e per riprendere l’attività sportiva. 
Solitamente il programma riabilitativo comprende: 

  • tecniche isometriche e concentriche 
  • tecniche eccentriche 
  • stretching muscolare 
  • lavoro pilometrico 
  • recupero del gesto sportivo 

Cosa succede se non si rispetta la diagnosi e si continua a praticare attività sportiva?

Non rispettare il proprio corpo potrebbe allungare notevolmente i tempo di guarigione e potrebbe esporre al rischio di una fibrosi muscolare.